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Gli Arabi chiamavano Bilâd ez Zenj (Bilâd al Zanj) la costa dello Zanguebar o Zanghebar (“Paese degli Zanj”, o “Paese dei negri”) ed era anche l’espressione cui facevano ricorso gli arabofoni, per identificare l’area geografica dell’Africa orientale a sud dell’Abissinia, e in particolare Zanzibar, in cui gli Arabi e i Persiani, forse fin dall’inizio del II secolo dell’Egira (VIII-IX secolo del calendario cristiano), imbarcavano le popolazioni indigene da essi catturate per destinarle alla schiavitù e trasferirle nel califfato, al fine di sfruttarne a infimo prezzo la forza-lavoro.
Inevitabilmente il vocabolo conobbe una trasformazione semantica, finendo con l’identificare sommariamente gli “schiavi di pelle nera”, mentre gli africani di colore, ampiamente presenti nella storia e nelle istituzioni islamiche venivano di norma identificati col termine sūdān (“neri”).
La costa Zanguebar o Zanj o Zingium o costa Swahili, dall’arabo Swahil che significa “Le Sponde”, sono vecchi nomi nella stessa parte della costa di Africa orientale che oggi è divisa tra il Mozambico, la Tanzania, il Kenya e la Somalia. In particolare la Costa d’Ajan, la Costa di Zanguebar e la Costa dei Cafri rappresentano rispettivamente l’odierna Somalia, Kenya e Tanzania, Mozambico.
La costa dello Zanghebar era visitata non solo da Arabi, ma anche da Persiani e Indù. Lo stesso nome di Zanghebar non è arabo. È formato alla maniera persiana dal termine “bâr, parola dell’India – dice il viaggiatore Soleiman – che designa al tempo stesso un regno ed una costa” e dal nome proprio Zang o Zendj (Zenj, Zengi, plur. Zunùj); Zanghebar significa “paese o costa degli Zengi (Zanj)”, così come Hindubar significa costa o paese degli Indù.
In particolare, l’area si estendeva lungo l’Oceano Indiano tra la costa di Ajan nord e il Mozambico a sud, vale a dire il 5° grado di latitudine nord a 11° gradi di latitudine sud e comprendeva popolazioni di origine Bantu.
Il termine è venuto a significare Zanguebar l’area controllata dal sultanato di Zanzibar (Zanjibar), prima di cadere in disuso. Questa costa ospita la cultura swahili. È stata a lungo sotto l’autorità del Sultanato dell’Oman, e si distinguono gli stati Magadoxo (Mogadiscio), Mélinde (Malindi), Zanzibar, Kilwa, etc.
Zanj (dall’Arabo: زنج, dal Persiano: زنگ zang, significa “negro”) è un nome usato da geografi musulmani medioevali e nella letteratura araba vocabolo che s’incontra nella letteratura araba sia per riferirsi ad una certa porzione del territorio a sud-est dell’Africa (in primo luogo la costa Swahili), sia agli abitanti di origine Bantu che popolavano quella zona. Probabilmente non è di origine araba, ma persiana, vista l’esistenza dell’identico vocabolo persiano: زنگی, zangī, che significa “di pelle nera”. Questa parola è anche l’origine del toponimo “Zanzibar”.
Zengi (زنگی) è una derivazione come lo sono Zanji (زنجي) in Arrabo e Zencî in Turco.
Zingium è la traslitterazione latina, un nome arcaico per indicare quella parte della costa dell’Africa orientale che in tempi moderni è costituita dal Kenya e dalla Tanzania … (continua).
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Il post che i “bastardi” non amano leggere!
«Già nell’ambiente colonialista era in voga l’abitudine di gettare in mare la Bibbia non appena attraversato il canale di Suez. Pure i missionari, affascinati dal “Continente Nero”, non gettavano in mare la Bibbia, ma solo la tonaca.»
«Quando i missionari giunsero, noi africani avevamo la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare a occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»
Quando i coloni britannici ebbero un momento difficile nel tentativo di strappare i raccolti dalla terra arida, pensarono bene che soggiogare il popolo sarebbe stato più facile.
Incredibilmente fu così!
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